Isfa 4: Pmi irpine più forti finanziariamente
Pubblicata in data 10/6/2005

Una minore necessità di capitali dovuta da un lato alla minore importanza dei capitali investiti e dall’altro motivata da un’ottimizzazione, seppur inconsapevole, delle proprie fonti di finanziamento. E’ uno dei risultati a cui perviene la quarta edizione di Isfa: indagine sulla struttura finanziaria delle imprese della provincia di Avellino. Lunedì 6 giugno, presso la sede di Palazzo Caracciolo, la presentazione dei report conclusivi che hanno visto coinvolti 7 scuole irpine per un totale di studenti coinvolti pari a 400 unità. In linea generale, i risultati ottenuti sono trasversali rispetto alla tipologia dei settori indagati e alle aree della provincia oggetto di ricerca. Dall’analisi viene fuori che la persistenza, negli anni considerati, di un’idonea struttura finanziaria e patrimoniale denota, seppur indirettamente, la capacità delle aziende di potere generare flussi di cassa idonei a fare fronte ai propri impegni finanziari nei confronti di terzi. Le principali risultanze ottenute mostrano una prevalenza di aziende che rispettano i parametri rispetto a quelle non in linea. In particolare, i risultati sono traversali nei confronti della tipologia di settori indagati e alle aree della provincia oggetto di ricerca. Questo porta ad alcune considerazioni di merito. In primo luogo, la situazione delle imprese analizzate non si discosta notevolmente da quella della media nazionale di minime dimensioni italiane, come anche emerge dall’ultima relazione della Banca d’Italia. Le interpretazioni possono essere varie. Le aziende manifestano una minore necessità di capitali, dovuta alla minore importanza di capitali o, dall’altro lato, ottimizzando, seppur inconsapevolmente, le proprie fonti di finanziamento. Secondariamente, vanno letti con attenzione i risultati inerenti alla struttura patrimoniale in relazione anche alla possibilità che l’imprenditore ha nelle imprese minime di potere variare i capitali propri con maggiore flessibilità rispetto alle società per azioni. In terza istanza, comunque, la persistenza negli anni considerati di un’idonea struttura finanziaria e patrimoniale denota, seppur indirettamente, la capacità delle aziende di potere generare flussi di cassa idonei a fare fronte ai propri impegni finanziari nei confronti di terzi. Secondo il responsabile scientifico di Isfa, il professore Claudio Cacciamani, il quadro delineato non deve essere considerato del tutto positivamente nel momento in cui non si ha notizia di alcuni aspetti qualitativi. In particolare, non sono rilevate, perché in concreto praticamente impossibile, le eventuali garanzie personali e patrimoniali che molto spesso gli imprenditori sono stati obbligati a fornire al sistema bancario per poter ottenere i finanziamenti. Un aspetto di sicuro interesse per valutare la capacità del sistema finanziario di vagliare le iniziative migliori nonché il grado di avversione al rischio dello stesso che potrebbe fornire indicazioni utili a una riprogettazione del rapporto banche-imprese. Interessante è anche il dato che emerge dall’analisi di redditività aziendale. In proposito, le scuole hanno messo in luce, nel complesso, come le imprese abbiano saputo fare fronte in modo efficace alla forte crisi congiunturale successiva al 2001, ma già latente dal 2000. Stefano Belfiore