Sprint: un'interfaccia a servizio dell'export
Pubblicata in data 25/3/2005

Più di 40 mila le imprese iscritte alla Camera di Commercio di Avellino al 31 dicembre 2004, 573 le aziende locali (elenco Sdoe) che effettuano operazioni di import/export con una concentrazione maggiore nel settore industria/artigianato (274). Il prodotto finale è un interscambio provinciale che lo scorso anno ha realizzato 971 milioni di euro sul versante delle importazioni e 823 milioni di euro su quello delle esportazioni. Un gap sicuramente non positivo supportato anche dalla perdita di 6 punti percentuali dell’export territoriale sul Pil rispetto a cinque anni fa, passando in sostanza dal 17 per cento all’11 per cento. A questo si aggiunge la particolarità del ‘sistema Irpinia’ nel concentrare le maggiori quote di esportazioni sul mercato europeo (70 per cento), seguito da Asia (18 per cento), Americhe (9 per cento), Africa (2 per cento), ed Oceania (1 per cento). La nota incoraggiante è, però, una ripresa dell’export, registratosi nell’ultimo anno, pari al 24 per cento: un dato positivo considerato che in Italia l’aumento è stato del 6 per cento ed in Campania del 4 per cento. E’ questa la performance dell’import/export territoriale. Ed è proprio da questo quadro di riferimento che deve nascere e svilupparsi nel tempo una struttura sistemica capace di sostenere in maniera efficiente nonché coerente il processo d’internazionalizzazione delle imprese locali. Lo afferma il presidente della Camera di Commercio di Avellino, Costantino Capone, che ieri, presso la sede dell’ente camerale di piazza Duomo, ha aperto i lavori per la terza tappa del Road Show (rete provinciale Sprint Campania). Quale ruolo e quale specifica fisionomia bisogna dare allo sportello Sprint per rafforzare la presenza degli operatori economici nei mercati esteri? La riflessione di Capone parte da questo interrogativo di base dal quale fuoriesce il disegno di un organismo ad hoc, calato sul territorio mediante l’offerta di servizi integrati. ‘Sprint in questo contesto- spiega il presidente di Unioncamere- assume senza dubbio un ruolo molto importante per iniziare a dare la possibilità alle imprese di approcciare aree strategiche d’affari come l’Asia in cui la percentuale di export provinciale è inferiore rispetto a quella del mercato europeo’. ‘Dobbiamo creare- continua- un cordone ombelicale serio, una rete di contatti stabile, organizzando affidabili punti di riferimento sulle piazze d’affari dove l’imprenditore può rivolgersi’. Ma tutto ciò, secondo il numero uno dell’ente camerale, è possibile ottenerlo mettendo insieme tutto il know-how e le banche dati dei vari partners di Sprint. La ricetta è, allora, un sistema informatico efficiente, sintetico e immediatamente consultabile per rispondere al meglio alle differenti esigenze degli imprenditori. ‘Questa- dice Capone- è la sfida che ci spetta’. Dunque, un unico interlocutore in grado di offrire attività di consulenza, orientamento e assistenza alle piccole e medie imprese. Insomma un ente che sia sintesi e razionalizzazione perfetta della altre figure operative che punti ad un’ottimizzazione degli interventi in materia di internazionalizzazione. Modello perfettamente condiviso dai relatori intervenuti alla prima sessione del dibattito illustrativo. Sia Luciano Califano, dirigente settore sviluppo attività commerciali Regione Campania, Edoardo Imperiale, direttore Sprint Campania, Carlo Lamura, coordinatore Sprint Campania, Carlo Ercolino dell’Ice di Napoli, Aldo Corapi, consulente Simest Spa, e Mauro Pasqualucci, responsabile sportelli regionali per l’internazionalizzazione Sace, interpretano lo sportello Sprint, che ha nelle Camere di Commercio la sua fondamentale antenna territoriale, come frutto di cooperazione interna ed interistituzionale attraverso un’unica interfaccia capace di soddisfare in tempi rapidi le necessità imprenditoriali. ‘L’obiettivo strategico di Sprint- rimarca Imperiale- è quello di divenire l’unico polo di riferimento per le Pmi regionali in grado di offrire un servizio integrato di assistenza puntuale e preciso che sia prettamente informazione del territorio in cui si va ad operare’. Ma il successo dello sportello dipende innanzitutto dalla capacità di interscambio fra gli organismi preposti. Il tema anima la tavola rotonda che apre la seconda sessione dei lavori a cui partecipano gli attori dello sviluppo locale. Più che un dibattito, si cerca di capire i bisogni che il territorio e i suoi diretti protagonisti esprimono rispetto alle politiche d’internazionalizzazione regionali e nazionali che assumono sempre più spazio rilevante nelle strategie economiche. ‘Nella logica d’internazionalizzazione- mette in evidenza Silvio Sarno, presidente dell’Unione degli Industriali di Avellino- siamo disponibili ad aprire un ponte ideale tra noi e lo Sprint per offrire una risposta adeguata ed efficiente alle imprese locali’. Ma la diagnosi, presentata dal massimo responsabile dell’ente di via Palatucci, è di più ampia portata. Riprende analiticamente i dati d’interscambio illustrati in apertura di dibattito, soffermandosi sul settore dell’automotive: un comparto che sta pensando di esternalizzarsi e sul quale insiste un’idea di consorzio delle aziende irpine facenti parte dell’indotto Fiat. E la ricerca? Secondo il presidente Sarno, è opportuno che questa venga fatta dove sono le imprese. Rafforzare la componente endogena è uno degli obiettivi che a parere di Francesco Saverio Coppola, direttore studi e ricerche Mezzogiorno, deve assolvere lo sportello Sprint per non correre il rischio di essere soggetti a politiche estere poco controllabili dall’interno. In sintonia con Capone, anche Sergio Cifalinò, esperto Tfi ministero Attività Produttive. ‘Bisogna muoversi- dice- in maniera organizzata e c’è bisogno di un’assistenza di base tra gli organismi preposti per penetrare nella giusta maniera nei mercati internazionali’. Strategia sposata a pieno dall’assessore regionale alle Attività Produttive, Gianfranco Alois. ‘L’anima dello Sprint- spiega- è la razionalizzazione ottimale delle forze, è un organismo legato al singolo territorio’. ‘Internazionalizzazione- prosegue- significa adattabilità ai processi area per area, mantenendo elevati gli standard qualitativi. E’importante far capire alle imprese che l’internazionalizzazione non è solo un’opportunità ma anche un obbligo di scelta per fare in modo che certe produzioni non scompaiano’. Per Alois, il problema è legato alla comunicazione degli strumenti messi a disposizione. Ed è questo uno dei punti di forza di Sprint. ‘Attiveremo- spiega l’assessore- una forte azione di animazione per arrivare nelle case degli imprenditori. ‘La sfida- conclude- sarà vinta solo se tutti noi incentiviamo l’esportazione del prodotto ma anche dell’impresa in sé con marchi e joint venture’. Stefano Belfiore