Pecorino bagnolese: si punta all'Igp
Pubblicata in data 19/11/2004

Il pecorino bagnolese punta alla denominazione Igp (indicazione geografica protetta). Per il conseguimento del pregevole riconoscimento, un pool di veterinari, diretti e coordinati da Vincenzo D’Amato dell’Asl Av1, sta conducendo una specifica ricerca sul prodotto agroalimentare. L’analisi è finalizzata a individuare e poi elencare le qualità organolettiche della risorsa: un essenziale procedimento di verifica per avanzare poi la richiesta del marchio di tutela. Il prodotto deriva da una popolazione ovina con caratteristiche produttive interessanti. Distribuita principalmente nell’area dei monti Picentini in provincia di Avellino, alcuni allevamenti si trovano anche nelle province di Caserta e di Salerno. Questo animale, dai tratti somatici simili alla Barbaresca, seppur allevato in condizioni ambientali difficili, fornisce produzioni rilevanti sia di latte che di carne. L’alimentazione naturale del pascolo, le piccole dimensioni degli allevamenti, a gestione familiare e lontani dai grandi insediamenti urbani, garantiscono la genuinità del prodotto. L’agnello bagnolese viene in genere alimentato esclusivamente con latte materno e ciò contribuisce a rendere la sua carne particolarmente tenera e delicata. Il latte, ricco di proteine e con un’elevata attitudine ala caseificazione, costituisce la materia prima per produrre formaggi pecorini e ricotta. Per le sue qualità intrinseche, anche l’associazione Slow Food del viver e mangiar sano, da tempo in matrimonio operativo con la Comunità montana ‘Terminio-Cervialto’, si è attivata per chiedere un presidio sul prodotto tipico della locale economia. Stefano Belfiore