Avellino sintesi di antico e moderno

Dal 1581 al 1806 Avellino è dominata dai Caracciolo sotto i quali conosce una lunga stagione di incremento demografico, di espansione urbanistica e di progresso economico. Risalgono a tale periodo (1504) l'affermarsi dell'arte della lana che riempì l'Italia dei pregiati panni di Avellino dal tipico colore azzurro carico. In seguito il commercio trovò una sede monumentale nella dogana dei grani. Durante il primo secolo della loro Signoria i Caracciolo ampliarono il Castello fino a farne un luogo d'eccellenza con un parco di cui cantarono meraviglie poeti e viaggiatori. La peste del 1656 costituì nulla più che una battuta d'arresto. Nel '700 la città comincia ad assumere l'odierno urbano, con l'abbandono del Castello. Nascono la nuova residenza dei Principi Caracciolo, l'attuale sede dell'amministrazione provinciale e il corso principale.

Nel 1806 Avellino è capoluogo di Provincia di Principato Ultra troncone di pertinenza beneventana in contrapposto al Principato Citra di pertinenza salernitana e il suo peso politico-economico si accresce fino all'Unità d'Italia quando comincia un periodo di decadenza, essenzialmente ascrivibile all'isolamento prodotto dalla realizzazione della ferrovia Napoli- Benevento- Foggia che fa perdere alla città quel suo conquistato ruolo peculiare di crocevia commeciale tra due mari, tra Puglia e Campania. I pochi stringati riferimenti che precedono hanno infatti la sola funzione di agevolare il discorso che s'incentra sulla visita della città. La quale può partire da piazza Amendola, nel cuore dell'antica Avellino. Qui troviamo il Palazzo della Dogana.

Della costruzione medievale, avente scopi commerciali, residua soltanto la facciata. Il palazzo fu rimaneggiato, sul disegno del Fanzago, nel 1657 per iniziativa del Principe F. Marino Caracciolo. L'architetto di Clusone disegnò anche la vicina torre barocca Torre dell'Orologio. Antistante il Palazzo della dogana è il monumento a Carlo II d'Asburgo. La Cattedrale costruita nel sec. XII e rifatta più volte fino al 1868, presenta una facciata neoclassica.

L'interno è a croce latina a tre navate. Da segnalare i marmi pregiati dell'altare maggiore l'Assunta rappresentata in una pala attribuita al Ricciardi, è veneratissima dagli avellinesi che la associano a S.Modestino nel patronato della città, festa il 15 agosto, il tabernacolo a rilievi di Giovanni da Nola nella cappella a destra della navata maggiore e, il cinquecentesco coro ligneo intagliato, posto nell'abside e attribuito a C. Tortelli. Degno di attenzione anche il maestoso campanile in grossi blocchi di pietra viva ove sono inserite epigrafi e strutture e strutture romane provenienti da monumenti sepolcrali di Abellinum. Dalla sagrestia ci si porta sotto il Duomo accedendo alla chiesetta di S.Maria dei Sette Dolori, o cripta dell'Addolorata, ricavata, nel sec. XVII, mediante aggiunta di una piccola navata all'originaria cripta del Duomo. Poco distante dal Duomo c'è il Palazzo De Concilii ove dimorò, bambino, V. Hugo. Nella chiesa S. Maria di Costantinopoli ammiriamo i pregevoli marmi colorati del barocco altar maggiore e gli angeli reggicandelabri, quindi una Madonna col Bambimo in Gloria. La Fontana di Costantinopoli nei pressi di Corso Umberto in passato presentava Belefonte a cavallo della Chimera e due busti muliebri, del 1669. Poco lontano troviamo la cinquecentesca Fontana Tecta in pietra

con bassorilievi. Si tratta del rifacimento di un'antica fontana d'età medievale. Del Castello medievale non restano che i ruderi, vasti basamenti di un edificio smantellato nel '700. Su piazza Libertà prospetta il settecentesco Palazzo Caracciolo, principi di Avellino. Al principio del viale Italia è situato il Palazzo del Governo, fino al 1907 convento domenicano, restaurato nel 1928. A sinistra del portale un bassorilievo bronzeo ricorda la sollevazione carbonara del 1820 e la marcia degli insorti da Nola ad Avellino. Lungo il Corso V. Emanuele troviamo il Palazzo De Peruta e, da presso, il Convitto Nazionale P. Colletta. L'ex Carcere Borbonico (1827), è un esempio notevolissimo di "Panopticon" o Carcere Benthamiano (da J. Bentham che lo delineò come più idoena struttura in cui scontare la pena), oggi sede della Sovrintendenza Archeologica. Dato uno sguardo alla Chiesa della Madonna del Rosario, di forme neogotiche, che all'interno presenta tre navate divise da colonne polilobate con bell'altare maggiore e pala bassorilievi moderni, perveniamo alla Villa Comunale notevole giardino pubblico alberato, poi all'edificio del Complesso Culturale. Qui troviamo l'importante Museo Provinciale Irpino che comprende tre sezioni, quella archeologica, quella d'arte moderna e quella risorgimentale. Potremmo dire conclusa, con la Biblioteca, la rapida rassegna dei tesori di Avellino, se non fosse che, poco fuori dalla città e che guarda dall'alto, c'è il Santuario di Montevergine, per arrivarci però bisogna superare quasi mille metri di dislivello e portarci a quota 1270. Prima di raggiungere Montevergine possiamo vedere il settecentesco Palazzo Abbaziale di Loreto, opera di Domenico Vaccaro, allievo prediletto del Vanvitelli, con il suo grande giardino e cortile. Nelle sale sono conservati arazzi fiamminghi del '700, mentre l'archivio raccoglie molti documenti storici dell'Irpinia e la Biblioteca, monumento nazionale da visitare assolutamente.